Qual è l’età indicata per iniziare a portare gli occhiali da vista?

La vista fornisce la gran parte delle interazioni sul mondo circostante. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità, la disabilità visiva colpisce circa 253 milioni di persone nel mondo. Per questo motivo è fondamentale prendersene cura a partire dalla giovane età. Ma qual è l’età giusta in cui iniziare a portare gli occhiali da vista? Scopriamolo insieme.

A che età si inizia a portare gli occhiali?

L’età giusta per sottoporre i bambini ad un controllo visivo dipende dalla famiglia di origine.

Se i genitori sono affetti da patologie oculistiche congenite, come cataratta o glaucoma, il controllo va fatto alla nascita.

Se i genitori sono portatori di occhiali, la prima visita va fatta entro il primo anno di età.

In tutti gli altri casi la prima visita va fatta all’età di tre anni.

I bambini sin dai primi anni di vita vengono sottoposti a visite di controllo ed a scopo preventivo. Anche le visite oculistiche sono da considerarsi prioritarie perché per la salute degli occhi uno degli strumenti fondamentali è la prevenzione.

I controlli della vista dei più piccoli dovrebbero essere periodici. Al fine di identificare e risolvere tempestivamente eventuali problematiche dell’apparato visivo, le quali, con il passare del tempo e con la crescita, potrebbero causare problemi irreversibili alla vista, è opportuno effettuare i primi controlli fin dai primi mesi di vita.

I segnali della presenza di disturbi visivi e prima visita oculistica

Il primo controllo andrebbe effettuato alla nascita. Il secondo attorno al sesto mese di vita ed il terzo attorno ai 3 anni. Inoltre si consiglia di effettuare un controllo prima dell’ingresso a scuola, quando la vista va ad assumere un ruolo ancor più importante ed, in assenza di ulteriori problematiche, uno ogni 2-3 anni.

Oltre ai controlli periodici occorre sempre prestare attenzione ai “segnali” manifestati dai più piccoli, soprattutto nei primi anni di vita del bambino.

È fondamentale prestare attenzione ai seguenti segnali:

  • mal di testa frequente;
  • ammiccamento frequente;
  • tendenza a reclinare la testa da un lato quando il bambino osserva qualcosa;
  • tendenza a strofinarsi spesso gli occhi.

L’oculista pediatrico può rendersi conto se un bambino anche molto piccolo soffre di problemi visivi.

Ai bambini che non conoscono ancora i numeri o l’alfabeto, vengono presentati in grandezza decrescente, tabelle particolari con simboli noti al mondo infantile, in modo da rilevare il grado di acutezza visiva sviluppato.

La parte meno amata dai bambini durante la visita oculistica, ma spesso utile, è quella in cui si usano i colliri per dilatare la pupilla. Le gocce permettono all’oculista di mimare i difetti di rifrazione, ovvero miopia, ipermetropia e astigmatismo, di esaminare la parte interna dell’occhio.

Quali sono i disturbi più frequenti nell’età infantile?

Le patologie più comuni nell’infanzia sono:

  • lo strabismo, in cui gli assi visivi non sono paralleli. Si tratta di un disturbo legato ad un cattivo coordinamento dell’azione dei muscoli oculari (quelli deputati a muovere i nostri occhi). Nei primi 4-6 mesi di vita uno strabismo non costante può non essere problematico ma, se il difetto prosegue o in caso di dubbi, è necessaria una visita oculistica;
  • l’ambliopia o “occhio pigro”, ovvero lo sviluppo visivo ridotto di uno o entrambi gli occhi. Questo disturbo è difficile da identificare senza una visita specialistica. Esso comporta la riduzione della capacità visiva di uno dei due occhi;

  • i vizi di refrazione, come la miopia ossia la difficoltà nella visione da lontano;
  • l’astigmatismo, con la percezione delle immagini sfocate e distorte a qualsiasi distanza;
  • l’ipermetropia ovvero la visione sfocata degli oggetti vicini. Quest’ultimo difetto è molto frequente tra i bambini. Un basso grado di ipermetropia è normale e tende a ridursi mano a mano che il bulbo oculare si ingrandisce con la crescita del bambino. Per una ipermetropia più elevata è necessaria la correzione con gli occhiali. Per migliorare la capacità visiva dell’ambliopia, il trattamento principale è l’occlusione dell’occhio sano, con una pellicola sulla lente, per far lavorare l’occhio pigro.

Dover indossare gli occhiali può diventare un problema per i bambini?

La diagnosi preventiva è l’arma più efficace per affrontare i deficit della vista, soprattutto nei casi di asimmetria visiva, quando vi è una grande disparità tra il funzionamento di un occhio e l’altro.

Solitamente l’uso degli occhiali crea più disagi ai bambini. Ma anche ai piccoli vanno date le giuste spiegazioni di questo piccolo “sconvolgimento” della realtà infantile e vanno coinvolti nella scelta degli occhiali da vista.

Il rischio maggiore in realtà riguarda il comportamento dei genitori: il bambino, già titubante, coglie in loro un “dispiacere”, una difficoltà ad affrontare una situazione che contrasta con l’idea e il desiderio di un figlio senza difetti.

Accettare gli occhiali vuol dire imparare a convivere con un proprio limite. Per questo motivo occorre far capire ai bambini quanto si è orgogliosi che loro portino gli occhiali e che il cambiamento della loro immagine non influisce in alcun modo sull’amore che li lega a mamma e papà.

L’uso degli occhiali deve diventare gradualmente un’abitudine, senza dimenticare la giusta determinazione nel far capire ai bambini l’importanza del loro uso.

Un buon trucco per farli indossare è giocare sul fatto che gli occhiali diventeranno i “migliori alleati” perché permettono di vedere meglio i cartoni animati.

È fondamentale poi scegliere montature per occhiali da vista adeguate all’età. Inoltre bisogna anche considerare qualche momento di sconforto, durante il quale i bambini non tollerano l’obbligo degli occhiali. Potrebbero perderli, dimenticarli, toglierli ad ogni occasione. In questi i casi è bene essere elastici e tolleranti: questi gesti di rifiuto di solito durano soltanto poche settimane, perché poi prevale l’abitudine.

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